Giustizia e riparazione per le vittime delle contemporanee forme di schiavitù. Una valuzione alla luce del diritto internazionale consuetudinario, del diritto internazionale privato europeo e dell’agenda delle Nazioni Unite 2030 (parte seconda)
SOMMARIO: parte prima. Introduzione - 1. Dalle più antiche forme di schiavitù a quelle contemporanee: definizioni - 1.1. L’impostazione tradizionale e il suo progressivo superamento: dal concetto di “proprietà” alle diverse forme di “controllo” - 1.2. Le definizioni convenzionali delle diverse e moderne “istituzioni e pratiche” schiaviste - 2. I numeri e le cause della schiavitù, nelle sue forme contemporanee - 2.1. I numeri - 2.2. I fattori di rischio - 3. Jus cogens e obblighi erga omnes. Lo status del divieto di schiavitù - 3.1. La classificazione dei diritti umani “fondamentali”. La nozione di jus cogens - 3.2. La nozione di obblighi erga omnes e l’emersione di valori collettivi della comunità internazionale. La responsabilità (aggravata) degli Stati per violazione di questi obblighi - 3.3. Il ruolo delle sanzioni/contromisure (specifiche o globali) come efficace deterrente rispetto a gravi violazioni e abusi dei diritti umani - 3.4. Dal Rwanda al Myanmar e oltre: recenti e incoraggianti dati della prassi relativi alla repressione giudiziale dei crimini internazionali nelle controversie tra Stati - 4. Il diritto delle vittime all’accesso alla giustizia e a rimedi effettivi - 4.1. Due diritti distinti o due facce della stessa medaglia? La loro evoluzione - 4.2. Riparazione individuale v. riparazione collettiva - 4.3. Il diritto a “effective remedies” negli strumenti di soft law da far valere nei confronti di attori non-statali - 5. La più recente prassi giudiziale internazionale in materia di accesso alla giustizia riguardo al crimine di schiavitù - 5.1. La giurisprudenza della Corte Edu - 5.2. La giurisprudenza di altre Corti e Istituzioni internazionali in materia di schiavitù e pratiche contemporanee assimilabili: il sistema interamericano - 5.3. Il sistema africano - 5.4 Le decisioni rese dai Tribunali penali internazionali - parte seconda. 6. I limiti alla protezione giudiziaria delle vittime di crimini: il problema della competenza universale (penale e civile) nella prassi giudiziale internazionale e interna, in particolare a fronte dell’immunità garantita dal diritto internazionale generale - 6.1. Competenza universale (civile e penale) e crimini: una sintetica valutazione della giurisprudenza della Corte internazionale di giustizia e della Corte europea dei diritti dell’uomo - 6.2. Una possibile evoluzione della prassi in materia di competenza civile universale per crimini? - 6.3. La giurisprudenza americana in materia di competenza civile universale basata sull’Alien Tort Act e la sua recente evoluzione - 6.4. Da Kiobel a Nevsun: un nuovo ATS? - 6.5. Un “effetto orizzontale” dei diritti umani nella sfera delle relazioni tra “privati”? - 6.6. Qualche breve considerazione di carattere metodologico - 6.7 Il ruolo propulsivo delle legislazioni nazionali in tema di responsabilità d’impresa - 7. Un possibile, rinnovato ruolo per il diritto internazionale privato europeo in materia di accesso alla giustizia - 7.1. La posizione della Commissione europea rispetto all’applicazione extraterritoriale dell’Alien Tort Act statunitense alle multinazionali straniere ai tempi della sentenza Kiobel - 7.2. Il nuovo quadro normativo europeo sulla responsabilità d’impresa e l’obbligo di diligenza presentato dalla Commissione Europea nel 2020 - 7.3. La proposta di una nuova direttiva europea in materia di due diligence d’impresa. Una prima valutazione - 7.4. L’auspicabile revisione internazionalprivatistica del regolamento Bruxelles I bis: il criterio del forum necessitatis e la sua distinzione rispetto alla competenza civile universale e al forum non conveniens - 7.5. (segue) La riforma del regolamento Roma II: la legge applicabile “astrattamente” più adatta a garantire rimedi effettivi nei procedimenti relativi al risarcimento dei danni derivanti dal crimine di schiavitù - 8. Il target 8.7 dei sustainable development goal dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite - 8.1. I persistenti trend socio-economici alla base delle persistenti forme delle moderne schiavitù - 8.2. Le difficoltà relative all’attuazione del Target 8.7 dell’Agenda 2030 - 9. Considerazioni conclusive. Le azioni della comunità internazionale necessarie nell’immediato futuro per assicurare giustizia e riparazione alle vittime delle moderne forme di schiavitù - 9.1. Le azioni necessarie: aggiornare le vecchie convenzioni ONU del secolo scorso sulla schiavitù dotandole di strumenti che consentano alle vittime di usufruire di speciali “complaint procedures” - 9.2. (segue) Attuare le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - 9.3. (segue) Adottare sanzioni unilaterali come contromisure “legittime” ai sensi del diritto internazionale contemporaneo nei confronti degli Stati che ancora praticano o tollerano forme di schiavitù - 9.4. (segue) Utilizzare al meglio tutti gli strumenti messi a disposizione del diritto internazionale privato e processuale. La necessità di una nuova convenzione sulla responsabilità internazionale d’impresa che consenta agli Stati di dotarsi di criteri di giurisdizione civile universale. In via sussidiaria, la necessità per gli Stati di dotarsi di un forum necessitatis e criteri di collegamento per la legge applicabile idonei a meglio soddisfare i diritti delle vittime - 9.5. (segue) Adottare una prospettiva realmente “victim-centred and human rights-based”.
Justice and Reparation for the Victims of Contemporary Forms of Slavery. An Evaluation in the Light of the Evolving Nature of Public and Private International Law, European Law and the United Nations’ Agenda 2030
ABSTRACT: The Article enlighten the emergence in the twentieth century, through a rigorous exam of the fundamental elements constituting international custom, of a new enlarged notion of slavery which, under the umbrella’s definition of contemporary forms of slaveries, brings together the most heinous forms of this pervasive and everlasting crime against the humanity. All these new institutions and practices share the same peremptory status and erga omnes nature of the original prohibition, as well as all the (aggravated) consequences that the current apparatus of international law provides for the protection of fundamental interests of the international community as a whole. The Article also explores the way the major limitations to the fundamental right to access to justice and effective reparation for the victims (especially, immunity from foreign courts’ civil jurisdiction) have been recently implemented by national, international and supranational courts. It also prospects the progressive rise of a human rights’ horizontal effect in the private sphere, underlying the fundamental role that private international law might have in letting States to exercise extra-territorial jurisdiction in order to guarantee fundamental human rights obligations; thus, reflecting the growing recognition that a pure State-sovereignty-oriented approach has already been gradually supplanted by a human-being-oriented approach. Many concrete suggestions have been advanced in order to put an end in the near future to the crime of slavery, in whatever way declined.
The author
Professore ordinario di Diritto internazionale nell’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Diritto pubblico italiano e sovranazionale.
Notes
Contributo sottoposto a valutazione.