Non è semplice disegnare con pochi tratti di penna il lungo cammino intrapreso dal diritto verso la laicità. Non lo è neppure se si voglia assumere quale momento specifico di riflessione il solo ambito penale, come mi propongo di fare in questo mio intervento. Tramontata l’ossessione medievale della reductio ad unum, l’età moderna, con la definitiva frantumazione dell’universalismo, politico e religioso, avvia un processo di separazione tra sfera morale e giuridica, che troverà i suoi momenti di massima teorizzazione dottrinale nel giusnaturalismo, prima, e nell’illuminismo poi. Di fronte alla rottura dell’unità cristiana, all’emersione, sul proscenio di un mondo dai confini allargati, di civiltà fino ad allora sconosciute, si afferma una visione antropocentrica che solleva questioni nodali, interessanti al tempo stesso etica e diritto. E se le dottrine della Seconda scolastica, come è stato osservato, “con le loro aperture poterono delineare spazi che la secolarizzazione avrebbe poi occupato”, la desacralizzazione vera e propria si avvia con il giusnaturalismo “moderno”, laico, perché incentrato sull’uomo e rivolto esclusivamente a configurare le norme per la società civile. (Continua)