La disciplina vigente in materia di libertà religiosa è in buona parte ingiusta o illegittima e ormai da anni attende un cambiamento. La conclusione di alcune Intese aveva fatto pensare che quello potesse essere il modo per realizzare le esigenze delle tante confessioni che agiscono in Italia. Ma non lo era: sia perché dopo poco ci si è fermati, creando una triplice categoria tra le stesse confessioni riconosciute, e sia perché comunque restavano insoddisfatte troppe esigenze di laicità dello Stato. Ma ancor di più, il divario tra i due gruppi di confessioni è stato ulteriormente rafforzato dal consolidarsi di una abnorme tecnica normativa utilizzata dal legislatore unilaterale (tanto statale quanto regionale), consistente nella limitazione alle sole confessioni religiose con intesa dell’accesso ai vantaggi previsti all’interno di diversi provvedimenti emanati in questi ultimi anni. Tecnica sopravvissuta, ed anzi ribadita ad ogni piè sospinto, nonostante la Corte Costituzionale abbia dichiarato l’illegittimità di due disposizioni regionali in tema di edilizia di culto che si basavano su di essa. (continua)