“Ursakrament” e “magnum sacramentum”. A quarant’anni dal volume di Francesco Zanchini di Castiglionchio ”La Chiesa come ordinamento sacramentale” - di Salvatore Berlingò

Vi è senza dubbio nella compagine ecclesiastica una progenie che risulta “da subito rapita verso Dio e verso il suo Trono” (Ap 12,5), quale segno indefettibile del permanente richiamo alla tensione escatologica propria dell’ordinamento della Chiesa. Ricorre, tuttavia, una precisa ragione, io credo, se anche questo segno della continua presenza nel tempo e nello spazio di una “regalità” trascendente viene declinato dalla Scrittura secondo le categorie e nei termini propri di un paradigma “familiare” (progenie). Con questa notazione preliminare intendo porre in evidenza quanto precorritrice e feconda sia stata l’intuizione che – secondo le stesse parole di Zanchini – “ha retto fin dall’inizio” la sua indagine, e cioè l’intuizione che ben si compendia in questo asserto: “Non potersi comprendere l’essenza della Chiesa, se non nel mistero nuziale; non potersi comprendere l’essenza del matrimonio, se non nel mistero della Chiesa”. (Continua)