Poteri disciplinari della gerarchia ecclesiastica e diritto penale dello Stato (a proposito del rinvio a giudizio del Vescovo di Prato) -
SOMMARIO: I. Premessa. - 2, 3, 4, 5. Concorrenza del diritto dello Stato e della Chiesa a qualificare i medesimi comportamenti: possibili conflitti. - 6, 7, 8, 9. Valutazione canonistica del problema. Illiceità del matrimonio civile fra cattolici. Questione dei limiti concordatari ai poteri punitivi dei superiori ecclesiastici in Italia. Valutazione della questione sotto il profilo dell’opportunità canonica. - 10, 11, 12, 13. Sua valutazione statualistica. Posizione del diritto della Chiesa rispetto a quello dello Stato. Natura del rapporto fra fedele e superiore ecclesiastico pel nostro ordinamento. Conseguenze. - 14, 15, 16, 17. Delimitazione del jus libertatis Ecclesiae. Limiti funzionali. - 18. Limiti obiettivi. - 19. Conclusione.
L'autore
Professore emerito di Diritto canonico dell’Università degli Studi di Roma “la Sapienza”, Facoltà di Giurisprudenza
Note
Pubblicare oggi, in occasione del compimento dei cinquant’anni del ’68, questo articolo del Prof. Bellini (apparso su Il diritto ecclesiastico, 1958, I, pp. 231-266, è qui pubblicato solo con qualche leggera modifica dell’impaginazione e del carattere di stampa) aiuta a ricordare come il movimento giovanile che in quell’anno prese le mosse nelle aule universitarie abbia prodotto anche nel nostro Paese un cambiamento epocale del costume, delle relazioni sociali, della politica, delle istituzioni. Nel volgere di pochi anni – tra entusiasmi, contraddizioni, miraggi, violenze, delusioni - nulla è stato più come prima. La vicenda del Vescovo di Prato è emblematica di quel travaglio, della miope resistenza ai cambiamenti che già si potevano scorgere nel loro urgere, della fatica che una generazione di giuristi in formazione si addossava per cambiare le regole dell’interpretazione del diritto vigente e per prospettare modifiche coerenti all’impianto costituzionale e all’evoluzione dei tempi, in nome di un impegno civile (o politico) che l’accademia respingeva credendosi al riparo di una immaginaria cittadella. Le profonde riforme del nostro ordinamento degli anni ’70 erano alle porte, e il consolidato sistema delle relazioni Stato-Chiesa cattolica mostrava le prime crepe. Credo di potere ringraziare, a nome di tutti, il decano degli studiosi delle nostre discipline per averci offerto l’occasione di riflettere sul passato, con gli occhi ben attenti al presente e al futuro.