La laicità come neutralità -
Desidero proporvi qualche breve considerazione su un profilo che considero decisivo per un’interpretazione moderna ed efficace del principio di laicità.
E vorrei cominciare ricordando le parole che qualche anno fa ebbe a scrivere Claudio Magris: “La laicità non è un contenuto filosofico, bensì un abito mentale, la capacità di distinguere ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che invece è oggetto di fede – a prescindere dall’adesione o meno a tale fede – e di distinguere le sfere di ambiti delle diverse competenze, per esempio quelle della Chiesa e quelle dello Stato. […] Laicità significa tolleranza, dubbio rivolto pure alle proprie certezze, autoironia, demistificazione di tutti gli idoli, anche dei propri; capacità di credere fortemente in alcuni valori, sapendo che ne esistono altri, pur essi rispettabili. Laicità significa fare i conti con le scelte e con le rinunce implicite in ogni scelta, non confondere il pensiero e l’autentico sentimento – che è sempre rigoroso – con la convinzione fanatica e con le viscerali reazioni emotive”. (continua)
L'autore
Ricercatore di Diritto pubblico comparato e docente incaricato di Diritto parlamentare presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Note
Intervento al IV Convegno della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca (9-10 febbraio 2006) su "Laicità e stato di diritto". Ora anche nel volume collettaneo, a cura di A. Ceretti e L. Garlati, Laicità e Stato di diritto, Addi del IV Convegno di Facoltà (Università di Milano-Bicocca, 9-10 febbraio 2006), ed. Giuffrè, Milano, 2007, p. 89 ss.