Disciplinarità confessionale e stato di diritto - di Piero Bellini

È “dato reale di esperienza” che – nel vivo della fenomenologia comunitaria – le Confessioni religiose [quali prendono corpo e si consolidano dintorno a un Credo unificante] vengono in campo con una «entità effettuale loro propria». Esse – nella loro puntuale concretezza – presentano il carattere oggettivo (diremmo “morfologico”) di «formazioni sociali auto-sufficienti»: qualificate – per come ci si parano dinanzi – dall’essere «espressione di forze aggregative ingenite». È dato reale di esperienza che – nella ordinarietà dei casi – in questa o in quella Confessione [in questa o in quella Religione] non «si entra» per atto associativo di propria autonoma elezione: in grazia d’una qualche “determinazione di tipo negoziale”. Piuttosto «ci si nasce»: «ci si trova incardinati ». E se ne avverte il non eludibile richiamo. Se ne avverte il fascino, come d’un che di arcano, di «assoluto»: ricco di tanta suggestione numinosa (di tanta forza d’attrazione) da trascendere la nostra capacità dispositiva. (Continua)