Diritto ecclesiastico e comparazione giuridica -
Ho accettato molto volentieri l’argomento e il titolo stesso di questa chiacchierata, che certamente mi è stato proposto proprio in considerazione della mia nota passione per questo tema, al quale ho dedicato tutta una vita di attività di ricerca scientifica ma che solo quest’anno nella mia Università insegno in un corso apposito. Naturalmente ciò non significa che nei passati 40 anni di titolarità del corso di diritto ecclesiastico la comparazione non abbia occupato in più modi gran parte delle mie lezioni. E non si trattava, a mio modo di sentire, di un fuor d’opera. Ora però l’oggetto di questa chiacchierata mi invita a una riflessione che sia capace di tradurre in una valutazione razionale quel sentimento, sì da chiarire – a me stesso innanzi tutto – e dichiarare in modo esplicito se e quali ragioni sussistano per considerare la comparazione giuridica come uno strumento necessario o almeno utile negli studi di diritto ecclesiastico. In verità oggi questa riflessione può apparire superflua. La comparazione ormai ha preso piede stabilmente nella nostra materia, e nessuno più si sogna di contestarla. Ma proprio per questo è doveroso di quando in quando tornare a ragionarne, per tenere aggiornati i dubbi e le perplessità che sono la vita stessa della ricerca scientifica. (Continua)
L'autore
già professore ordinario di Diritto ecclesiastico nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze
Note
Testo della lezione tenuta il 24 aprile 2007 nell’Università di Alcalá de Henares, destinato agli «Scritti in onore di Giovanni Barberini»