"A chiare lettere - Transizioni" • "Senza D". La campagna Uaar tra libertà di propaganda e divieto di discriminazioni -
1 - Nel tempo della pandemia l'attenzione di commentatori e studiosi si è concentrata sulle limitazioni al (diritto di riunirsi per finalità di) culto. Non sembra avere ricevuto lo stesso interesse un altro contagiato dal virus, ancor più a rischio perché malato cronico: l'esercizio della propaganda in contesto di effettivo pluralismo, sul quale grava il consueto silenzio. Il dramma che oggi tutti viviamo è favorevole a un racconto incline ad accentuare le componenti emotive dei messaggi veicolati, al fine di coinvolgere la platea più ampia di "spettatori". Trionfa così la rappresentazione, fortemente mediatizzata, delle immagini di maggior efficacia, da rendere iconiche per il loro impatto sinestetico: potenti strumenti di persuasione a svantaggio, in un circolo vizioso, delle fedi di minore "ascolto", più che mai senza voce. (segue)
L'autore
Professore ordinario di Diritto ecclesiastico nell’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze giuridiche “Cesare Beccaria”.
Note
Contributo non sottoposto a valutazione. Per comodità del lettore si riporta in calce il testo integrale dell’ordinanza Cass. sez. I, n. 7893 del 17 aprile 2020 (pronunciata il 29 novembre 2019).