“A chiare lettere” - Editoriali • Mogli e compagne: disuguali anche nella morte (di g. c.) -
Molti, forse tutti, hanno provato un sentimento di pietà per la vicenda del tenente Lorenzo D’Auria, ferito gravemente in Afghanistan, riportato in Italia e ricoverato in stato di coma irreversibile presso l’ospedale militare del Celio, dove è stato tenuto in vita per mezzo di un respiratore artificiale. Su sollecitazione di un componente del Governo, stando alle notizie di stampa, e con il supporto di un generalizzato favore mediatico, un cappellano ospedaliero ha celebrato il matrimonio del D’Auria con la compagna Francesca, dalla quale, nel corso di una lunga e stabile convivenza, aveva avuto tre figli. La trascrizione del matrimonio “concordatario” nei registri dello stato civile ha consentito di “regolarizzare” la loro situazione dando luogo alla formazione di una “famiglia legittima”, con tutti gli effetti anche di ordine successorio conseguiti alla morte del tenente, sopravvenuta dopo poco. (Continua)
L'autore
Professore ordinario di Diritto ecclesiastico nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Milano