"A chiare lettere" - Confronti • Je suis Charlie, mais il faut réfléchir (di Salvatore Prisco) -
Nei giorni scorsi ho firmato un appello di questa Rivista dopo i fatti di Parigi (non fra i primi, anzi il mio nome chiude l’elenco degli aderenti, venendo dopo quello di tanti autorevoli colleghi e colleghe, ma unicamente perché ne ho letto il testo e ho quindi inviato la mia adesione solo quando esso recava già molte firme in calce a suo corredo). Spero che la benevolenza del Direttore - tante volte dimostratami in passato, al di là dei miei reali meriti - mi consenta una breve postilla personale, non già perché debba pentirmi di quanto ho fatto (e di cui resto convinto), ma unicamente per circostanziare il senso di una sottoscrizione, che da sola non può riassumere un giudizio articolato; né chiederei un piccolo spazio ulteriore di attenzione, se non fossi convinto che il tema che sollevo merita un più ampio dibattito. Per quanto mi riguarda, devo in primo luogo e soltanto confessare che ho contravvenuto nell’occasione a un impegno che avevo preso da tempo con me stesso e manifestato ai colleghi e collaboratori che mi sono più vicini. (Continua)
L'autore
Professore ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico nell'Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Facoltà di Giurisprudenza