I diritti “contesi” fra laicità e fondamentalismi
Nel mio intervento vorrei svolgere un ragionamento partendo da una constatazione. In Italia, ormai quotidianamente, siamo vittime di quello che si può definire un “fondamentalismo” interno – fenomeno connotato dall’ingresso pesante delle gerarchie ecclesiastiche nelle questioni non morali, né sociali, ma politiche -; ingresso sostenuto e incoraggiato da forze politiche che saldano la propria identità (debole) a quella del Vaticano e, di fatto, tollerato da altre forze politiche che non reagiscono, o lo fanno in modo molto debole, in nome della tolleranza, della mediazione, del pluralismo. Tutti si appellano ai valori, ma in modo profondamente diverso. Non è chiaro di chi sia la responsabilità: se è stata la politica, debole sui valori, ad aver sollecitato l’intervento e il sostegno di una parte della Chiesa cattolica, o se, viceversa, è stata la Chiesa stessa ad aver occupato la scena, di fronte all’indifferenza generale. Forse non è così importante, o forse sono vere entrambe le cose. (Continua).
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L'autore
Professore ordinario di Diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano.
Note
Testo, corredato delle note, dell’intervento alle Giornate Italo-Spagnole di studi “Costituzionalismo e democrazia” (Milano, 22-23 giugno 2006), per la Tavola rotonda su “Laicità e democrazia” tenutasi in occasione del conferimento della laurea ad honorem al Prof. Elías Díaz, destinato alla pubblicazione negli Atti.