Pensare laico
Sappiamo poco del mondo ma abbastanza da vederne i lati assurdi e iniqui: il viandante vi cade nascendo; la Geworfenheit è antico tema orfico, poi platonico. Dipende da lui dotare d'un senso l'avventura. Gli animali pensanti producono valori nel modo in cui i ragni secernono tela: che l'etica sia scoperta umana, lo dicono repellenti favole teologali; l'asserita creazione non è impresa della quale vantarsi, se l'Ingegnere cosmico preordina una commedia futile disseminando il male, convinto che cupi bagliori d'inferno gli portino gloria; e sotto la formidabile abilità tecnica, appare stupido. Poveri esserucoli professano una morale del lavoro intellettuale: non ingannano sé stessi né la platea; usano parole trasparenti anche se costa fatica scovarle, mentre riescono comodi i fumi verbali; non muovono passo fuori della catena sintattica; costruiscono laboriose sequele induttive. Siccome poi venire al mondo implica obblighi solidali, combattono dolore e penuria. Altra massima capitale, che le anime meritino rispetto. (Continua)
L'autore
Professore emerito di Diritto processuale penale dell’Università degli Studi di Roma “la Sapienza”.
Note
Destinato alla pubblicazione nel volume collettaneo a cura di A. BARBA, La laicità del diritto.